Alcune delle recensioni uscite su magazine e webzine musicali...
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Rock.it (agosto 2009)
"Soprattutto" è un gran bel disco. Pensato, scritto, arrangiato bene.
È innanzitutto un disco pop, che si riallaccia alla recente tradizione
di un pop italiano intelligente e d'autore, stile Gazzè, Gionata, Silvestri, Pacifico,
tanto per fare quattro nomi. Testi efficaci e punti cardinali ben
chiari: l'orrenda ragione sociale Frankspara infatti non è altro che il
nome di un personaggio ipotetico, attraverso il quale si esprimono il
cantautore Francesco Viani e il suo batterista Pit D'Aleo. Per essere
precisi, Frankspara è una sorta di osservatore della società. Dotato di
un cinismo da manuale, non può fare a meno di biasimare ciò che vede,
riuscendo però a mantenersi sempre lontano dal moralismo. In questo
senso, è esemplare la canzone che apre il disco: "Il miglioramento" si
pone come antitormentone con velleità da tormentone. Sfruttare i mezzi
del nemico per cercare di sconfiggerlo: proporre una canzone da cantare e
ballare a quelli che "continuano a ballare senza mai un lamento". Ma la speranza di cambiare qualcosa finisce presto sconfitta e allora tocca accontentarsi: "il pessimismo è l'unico miglioramento / adesso sì mi sento più contento e ballo".
Come a dire che di fronte a una desolazione senza possibilità di
uscita, l'unico modo per sopravvivere è fingere di uniformarsi,
anestetizzando la propria coscienza con quantità industriali di
disincanto. Visione tremenda, contenuto pesante, ragionamento tutt'altro
che banale, veicolati in 4 minuti che sfiorano la perfezione pop. Pezzo
forte, potente, forse il migliore dell'album. Ma non lontano si
posizionano "Secondo settembre" e "Mondschein", che per atmosfere e
pathos ricorda i Kyrie (a proposito, che fine hanno fatto?). Un
album compiuto, insomma, che convince da ogni punto di vista e che
impone con forza un nome nuovo sulla scena pop italiana.
Marco Villa - Rockit
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Il Mucchio (ottobre 2011)
Terzo
capitolo discografico – secondo su etichetta Reincanto - per Frankspara,
ragione sociale collettiva applicata a quella che è sostanzialmente l'opera di
un cantautore, Francesco Viani. Costui ha scelto di affidare le proprie
poetiche riflessioni sull'esistenza al suddetto pseudonimo, un escamotage che
gli consente di esprimersi con quel pizzico di distacco teatrale che permette
di non inciampare nella retorica del “che ne penso io delle sorti del mondo”,
offrendo allo stesso tempo una dinamica “di gruppo” alle composizioni, le quali
si muovono nel raggio d'azione di un cantautorato melodico apprezzabilmente
eclettico, innamorato delle parole senza arrivare al punto di far passare in
secondo piano le musiche, ricorrendo ad una strumentazione piuttosto variegata
e inserendo la spina dell'elettricità quando occorre (ad esempio in “Per un
eroe minore”). Qualcosa che lo avvicina, pur mantenendolo in una dimensione
lontana da velleità mainstream, a personaggi come Daniele Silvestri o Pino
Marino. Ottimo il gusto sfoggiato negli arrangiamenti e la varietà degli
stessi, ci permettiamo però di dire che latitano ancora un po' i brani
memorabili, quelli in grado di far decollare il tutto. Si tratta comunque di un
lavoro interessante, artigianato cantautorale di buon livello con ampi margini
di crescita.
Alessandro Besselva Averame – Il Mucchio (ottobre 2011)
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Rockshock – (novembre 2011)
Francesco
Viani, in arte Frankspara
è tornato. Per la gioia delle nostre menti ancor più che delle nostre orecchie,
il cantautore, il poeta, il musico, per dirla in breve ma senza sminuire,
l’artista è ricomparso sullo scenario musicale contemporaneo per deliziarci con
le sue nuove melodie e con nuove parole ricche di armoniosa intensità.
Il
Dottor Crepapelle e L’Albero Che Cammina, col suo titolo intrigante e che
implicitamente invoglia all’ascolto, suscita desiderio inconscio di
comprensione. Ed è proprio all’inconscio che è indirizzato il dialogo musicale
iniziato fin dalla prima strofa della prima traccia. Una conversazione faccia a
faccia con la parte più nascosta dell’ ascoltatore, che tanto sorride, tanto si
rivolta e tanto digrigna i denti. Parole forti e allo stesso tempo timide, che
paiono uscire dal profondo di un detenuto ipotetico rinchiuso tra follia,
pensiero razionale pessimistico e sogni utopici.
Una
visione analitica fin nel dettaglio più minuto di una società contemporanea
debilitata da crisi e mali comuni, che sia i fedeli fan e i vogliosi di una
rivoluzione intellettuale già conoscono. E Francesco,
come già in passato è riuscito con i precedenti album autoprodotti (Frankspara “St” del 2006 e Sopratutto del 2009), si è
dimostrato ancora una volta interprete di un epoca, capace di descrivere e di
fare analogie illuminanti, ma talvolta anche far rabbrividire con la truce
violenza delle verità cantate.
Quasi
per converso col titolo Il
Suono Universale, l’attenzione in questo brano non può essere
focalizzata con il sound nel complesso. Tutte le melodie e i rumori spingono
proprio a soffermarsi sulle parole ben scandite e anche dalle tinte vivaci. Una
sorta di ossimoro con la cupezza che si ritrova subito in Ma, una seria lista di
domande poste ad un’ immaginaria e folle amante, straziata da un sentimento e
pensieri non corrisposti che però decide di permanere nella sua infelice
condizione. Per chiudere la prima trilogia semantica precedentemente
individuata di follia e pensiero razionale pessimistico, adesso la sfera del
sogno è palesemente evocata da Ti
Sogno Come Sogna Un Disperato. E poco c’è da aggiungere, in quanto
il senso è già concentrato nell’ intitolazione. Il trio semantico si ripete per
tre volte, ricordando una struttura organizzata quasi come nell’ opera
dantesca. Nell’ ultimo brano, intitolato Esecuzione
Zero, che rappresenta l’ epilogo del racconto introspettivo del
prigioniero immaginario, si addensano tutte le sfumature di significato
apparse nella raccolta intera.
Gioia,
dolori ed emozioni varie e contrapposte si alternano in un percorso musicale fatto
tanto di modesti arpeggi con la chitarra acustica, tanto da parole virtuose.
Un’ alternanza di strumenti convenzionali e classici con suoni ricavati dal
meglio della natura stessa come il cinguettare di uccelli e il fruscio delle
foglie. Flashback e allegorie che mirano alla specificazione e alla visione
stessa del dettaglio più occulto tramite un ascolto che delizia e talvolta
rattrista per la sua verità.
Un
CD che non può mancare nella raccolta di amanti della canzone d’ autore, e
della musica sperimentale in generale. Un derivato puro dell’ intellettualismo
in stile Franco Battiato che non delude il più colto e non è disdegnato
neppure da coloro che hanno impostato come obiettivo del loro viaggio, la
conoscenza più astratta ma così insolitamente vicina, quella della psiche
umana.
Francesco
Caifa - Rockshock – (novembre 2011)
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Shiverwebzine (Novembre 2011)
Frankspara è quando il pop, rigorosissimo nella
sua struttura e nel risultato, si fonde con il cinico, e insieme umanissimo,
“passeggero oscuro” di Dexter Morgan. Sì, perché Frankspara è il personaggio da
comic strip
animato da Francesco
Viani (voce, basso, pianoforte e chitarre) e Pit D’Aleo (batteria e
percussioni), che coltiva la propria rivoluzione individuale contro il
decadimento sociale e il pensiero dominante e che si fa giustizia da
solo. Dopo la buona riuscita autoprodotta di Soprattutto nel 2009,
Francesco Viani e Pit D’Aleo insieme con Andrea
Giorgetti (voce, chitarra elettrica e acustica) producono Il Dottor Crepapelle e l’Albero che
Cammina per
l’etichetta bolognese Reincanto dischi.
Il
nuovo album di Frankspara è molto più complesso di quello che potrebbe sembrare
perché si muove – e sempre perfettamente a suo agio – su più percorsi di
genere; le affinità con questo o quel percorso entro i confini nazionali e
quelli internazionali sono sempre dietro l’angolo, ma il merito del disco è
quello di amalgamare con la propria identità ogni retroterra culturale che
potrebbe aleggiare inquietantemente alle sue spalle in maniera ideale. Il dottor crepapelle e l’albero che
cammina, infatti,
non ci propone una tracklist monocorde, ma un variegato
procedere di pop combinato con l’elettronica più sottile e le punte più
delicate del cantautorato doc. Ed è così che Francesco Viani, vestendo i
panni di un ventriloquo, con la sua line-up affronta lo stato d’animo di Frankspara, passando da
leggere ballate cantautorali, vicinissime ad Andrea Chimenti (“Ti sogno ogni notte come ti sogna un
disperato”,”Io
sono l’albero”) e persino a De Andrè (“L’ultima oscurità”), a composizioni
fortemente ancorate alla più classica tradizione pop, ma dal tratto più
marcatamente personale e intimista del progetto (“Canto di un boemo sommerso”, “Prima del
futuro”, “Esecuzione zero”) per proseguire – in linea con Offlaga Disco Pax
(padri del filone new wave italiano) e il più puro indierock internazionale (a
partire dai Bloc Party
in giù e in su) – per le periferie dell’elettropop (“Il suono universale”, “Voglio diventare cretino”,
“Per un eroe minore”). Frankspara
ci apre una porta sul suo modo di vedere le cose, da lontano, ma anche da “così
da vicino”, perché “Il dottor crepapelle e l’albero che cammina” è un resoconto
introspettivo di chi condanna, dopo averne preso coscienza nelle carceri del
proprio pensiero, il conformismo e la consuetudine dilagante e si appresta,
invece, ad affiancarsi a un modello immaginario più vicino al surrealismo che
alla realtà delle cose.
Il
nuovo album dei bolognesi Frankspara, in conclusione, ha delle ottime basi per
un processo di maturazione, che possa condurre a risultati ulteriormente
interessanti dal punto di vista di un più rilevante perfezionamento di una
cifra stilistica del tutto individuale e maggiormente indipendente dai facili
accostamenti.
Simona
Canni – Shiverwebzine (Novembre 2011)
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Lost
Highways – (Gennaio 2011)
Ben
si sposa con queste algide mattine d’inverno, dove il sole rosso e basso spunta
da un mondo ghiacciato: Frankspara riscalda l’aria con suoni tiepidi
affiancati a costruzioni musicali eleganti ed originali.
Il suono universale,
con le sue chitarre frizzanti, rimbalza su una linea di basso protagonista ed
un testo fresco mentre, introspettiva e dolente, Ma riesce bene
nella descrizione di un personaggio avvolto dal buio (“ma perchè mi cerchi ancora, io che in
un anno sorrido circa un’ora”). Lo stupore ci assale ascoltando il
terzo brano, delicata perla di romanticismo: Ti sogno ogni notte come sogna un disperato
è un brano appassionato, dove le parole danzano in punta di piedi sulle note di
un pianoforte che inciampa sulle nuvole. Qui spiccano le doti cantautorali di
Francesco Viani che percorre le strade più classiche spruzzandole di
psichedelia come il migliore Morgan. Cambio di registro per Voglio diventare cretino:
un suono che ancora strizza l’occhio ai tempi andati, ma viene reinventato con
personalità. Fascino ed eleganza sono le carte vincenti nel canto imprevedibile
di Prima del futuro
e nella malinconica L’ultima
oscurità. Vive nel ritmo il bel brano Per un eroe minore,
mosso da una sessione ritmica che si alza, plana, si alza e torna a planare
sostenuto sempre dal vento di una melodia curata. Una lunga intro di
pianoforte, chitarra e batteria dipinge la bellezza del paesaggio dove da lì a
poco si muoverà lentamente Io
sono l’albero. Nono e penultimo brano, Canto di un boemo sommerso
si apre alle tinte pastello di certi Baustelle creando il giusto slancio per
l’ultima chicca di un album che sa emozionare. Esecuzione zero è un brano toccante con
un’epica esplosione finale, che toglie il fiato. Ci si guarda i piedi e non si
vede più terra sotto di essi. Si ha paura di cadere, ma si vola. Finisce lì,
sul più bello, quando ne vorresti ancora.
Con il suo progetto Frankspara, Francesco Viani riesce a dimostrare appieno le sue qualità, oltre che una personalità musicale ben definita, consciamente sfrontata. Un cantautore vero, che si aggiunge a pieno titolo alla tanto declamata “leva cantautorale degli anni zero”, alla quale il nostro Frankspara avrebbe pure molte cose da insegnare.
Con il suo progetto Frankspara, Francesco Viani riesce a dimostrare appieno le sue qualità, oltre che una personalità musicale ben definita, consciamente sfrontata. Un cantautore vero, che si aggiunge a pieno titolo alla tanto declamata “leva cantautorale degli anni zero”, alla quale il nostro Frankspara avrebbe pure molte cose da insegnare.
Emanuele Gessi – Lost Highways – (Gennaio 2011)
Rockit (febbraio 2016)
Frankspara, moniker di Francesco Viani, canta l’uomo occidentale e la
propria paura di vivere, di essere felice. Difficile possa risentirsi
(già, perché mai?) nel caso dovessimo catalogare “Per proteggersi dal
mostro”, la sua ultima fatica discografica, tra lo sconfinato archivio
dei concept-album. In fondo, le coordinate del disco girano attorno a
pochi ma decisivi presupposti, peraltro connessi tra di loro: la noia,
la solitudine, le giornate tutte uguali, la routine, la finzione, la
schiavitù del lavoro, le difficoltà del vivere insieme. Il mostro
evocato nel titolo non è nient’altro che la società ipercapitalista, la
stessa che spinge alla competizione e al suicidio, a “dannarsi a fare tutto in tempo e non trovare il tempo quasi mai”, “a stare in attesa, a sentirsi peggiori tra tanti coglioni”.
No, “Per proteggersi dal mostro” non è album triste. Reclama
scappatoie (un giorno dovremmo trovare il coraggio di lasciare i nostri
cubi di lamiere e tornare a “calpestare fiori”), nella convinzione che il futuro possa riservare sorprese di non poco conto (“ci si arrende a tutto ma il viaggio, in fondo, non finisce mai”).
E poi, il buon Frankspara si destreggia tra un armamentario sonoro più
che convincente. Il suo è un pop trasversale, a tratti rockeggiante
(l’opener “Il mostro” ricorda un po’ Daniele Silvestri),
che non disdegna giravolte acustiche (“Noi che amiamo le scale
mobili”), spruzzate elettroniche, legami con la tradizione (“La notte”),
improvvisazioni pianistiche o malinconici teoremi chitarrosi (“La
notte”).
Bravo a seminare dubbi sul modello di vita basato sulla sacra triade
produci-consuma-crepa, altrettanto a inserirli in una forma canzone
accessibile e al tempo stesso lontana dagli stanchi cliché del
cantautorato tricolore, Francesco Viani ha dalla sua un talento da
coltivare con cura. Che continui a sparare: noi saremo con lui a
calpestare fiori e a viaggiare senza fermarci un solo istante.
Giuseppe Catani - Rockit (19 febbraio 2016)